Home / Magistero / DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII AI GIOVANI CONVENUTI A ROMA IN OCCASIONE DEL 90° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA GIOVENTÙ ITALIANA DI AZIONE CATTOLICA* Piazza San Pietro – Mercoledì, 19 marzo 1958

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO XII AI GIOVANI CONVENUTI A ROMA IN OCCASIONE DEL 90° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DELLA GIOVENTÙ ITALIANA DI AZIONE CATTOLICA* Piazza San Pietro – Mercoledì, 19 marzo 1958

Ancora una volta questa immensa piazza ha aperto le sue braccia e accoglie, nel fausto giorno sacro al glorioso Patriarca San Giuseppe, Sposo della Beatissima Vergine, una moltitudine di anime in festa. Pochi minuti fa, Noi sentivamo salire sino a Noi, sino alla stanza del Nostro quotidiano lavoro, l’onda del vostro grido: grido di fede cosciente, grido di amore, grido di assoluta fedeltà a Cristo, al Suo Vicario in terra, a tutta la Chiesa.

E se in questo momento, mentre la Nostra voce giunge a voi e penetra nelle vostre anime, un perfetto e quasi religioso silenzio avvolge la piazza, rendendo più impressionante la vostra salda, immobile unione, Noi sentiamo ugualmente i palpiti del vostro cuore, i moti della vostra anima. E quest’armonia di cuori, questa fusione della vostra vita di giovani con la vita del Papa, danno una volta di più la misura esatta della indistruttibile, dinamica e sempre crescente vitalità della Chiesa.

Vorremmo che fosse in questa piazza chi vive trepidando per le sorti della Chiesa; vorremmo che contemplassero questo spettacolo superbo quanti vanno prevedendo impossibili tramonti o sognando insussistenti agonie del Corpo mistico di Cristo. Vengano dunque e vedano: può forse, o giovani, avviarsi alla fine la Chiesa?

Può forse parlarsi di morte, sino a quando — e sarà per sempre — freme la vita e urge l’azione di una gioventù come la vostra?

Sono passati novanta anni dalla nascita della vostra Associazione, e il Padre comune deve manifestare ai figli il Suo compiacimento, deve esprimere i Suoi auguri. Il piccolo drappello di allora è divenuto grande, potente, pacifico esercito. Non sempre, certo, nè tutto, fu luce e trionfo nella vostra già lunga storia; la gioventù, infatti, è generosa, entusiasta, esuberante. Difficilmente, quindi, sa evitare ogni intemperanza, dovuta quasi sempre a non equilibrata impetuosità. Ma la gioventù di Azione Cattolica si è sempre ripresa e vuole oggi attuare nella disciplina e nell’ordine la propria dedizione alla causa di Dio e della Chiesa.

Abbiamo dunque il diritto di proclamare oggi davanti a tutti che voi volete essere la gioventù più luminosa d’Italia; la gioventù più ardita e più forte; la gioventù ardente e più pura. Chi pensasse che queste parole sono soltanto la comprensibile espressione del Nostro paterno affetto per voi, vi guardi nel volto e vi scruti nell’anima. Nei vostri occhi è tanta trasparenza e tanto candore; nelle vostre menti tanta luce di certezza e di fede; nei vostri cuori tanta serenità e tanta pace; nella vostra anima tanta gioia di vita. Vi ringraziamo, dilettissimi giovani, per questa vostra presenza, per questo vostro entusiasmo, per il vostro fermo proposito di continuare fiduciosi e sereni il vostro cammino. La solenne odierna celebrazione cade in una data che, apparsaci simbolica, Ci ha fornito l’argomento per le Nostre brevi parole: mancano, infatti, due soli giorni, e poi si dovrà dire che l’inverno è passato e comincia la primavera. Possiamo allora ricordarvi che dietro a voi è un inverno oscuro, ma davanti a voi è un’estate luminosa? Possiamo invitarvi a vivere col massimo impegno la primavera che Dio sta donando al mondo, sta donando alla Chiesa?

1° – Jam… hiems transiit (Cant. 2, 11): l’inverno, un inverno oscuro, è ormai passato.

Pochi forse — e meno di tutti i giovani — si rendono oggi conto della notte che ha avvolto il mondo, del gelo che ha inaridito e fatto morire innumerevoli germogli di vita. Inverno oscuro per gli errori, che hanno ottenebrato tante menti; oscuro per il fango, che ha reso torbidi tanti cuori; oscuro per la disonestà, che ha macchiato tante opere; oscuro per gli individui disorientati, per le famiglie infrante, per le Nazioni devastate, per il mondo dilaniato da guerre orrende. Guardate, diletti giovani, il mondo che è dietro a voi; guardate il passato remoto, recente e recentissimo, e non potrete non dire che per tanti aspetti noi

2° – Ma se dietro a voi è rimasto l’inverno, davanti a voi sta promettente, luminosa e feconda l’estate: « Prope est aestas » (Matth. 24, 32): l’estate è vicina.

Vorremmo, o giovani, che il vostro sguardo fosse e rimanesse sereno, mentre « con passo ardente — marciate fieri verso l’avvenir » ( dall’Inno della GIAC: « Vivere la Cresima »).

Già la semplice certezza dell’esistenza di Dio, e più ancora la fede nella paternità divina, deve darvi fiducia e speranza. Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe in nessun modo che nelle sue opere vi fosse alcun male, se non fosse tanto potente e tanto buono, da saper trarre il bene anche dal male (S. Th. I p. q. 2 a. 3 ad I). Dunque tutto ciò che accade, accade sotto gli occhi di un padre, di un amorosissimo padre. Se poi si considerano attentamente le circostanze dell’ora presente, aumenterà ancora la vostra certezza. Mille errori moderni sono stati puniti dal loro stesso fallimento: avete veduto l’orgoglio di certe grandezze precipitare nel nulla, l’opulenza di certe fortune venir meno all’improvviso, il fango della lussuria spesso mescolarsi nel fiume di lacrime e di sangue che ha percorso il mondo nei tempi passati.

Altri errori, o giovani, dovranno scomparire; altri seggi elevati cadere; altre ambizioni sfrenate precipitare infrante. E la rovina sarà tanto più vertiginosa, quanto maggiore sarà stata l’audacia di gareggiare con Dio. L’estate verrà, diletti figli; verrà ricca di abbondanti raccolti. La terra, bagnata di lacrime, sorriderà con perle di amore, e irrorata col sangue dei martiri farà germogliare i cristiani.

3° – Ma Dio, che ha permesso l’oscuro inverno ed ha pronta per il mondo un’estate luminosa, ci impegna tutti a vivere ed operare in un clima di risveglio, in tempo di primavera.

A primavera la terra si desta, ascende la linfa, si aprono le gemme, tornano le foglie sugli alberi; rivivono le siepi, si ammantano di verde i prati e i campi esultano negli alberi in fiore. I cieli si schiariscono; si fanno più lunghi i giorni, più brevi le notti; vi è più luce che tenebra.

Senza dubbio vi sono sovente nubi nel cielo, e sulla terra i rovesci del temporale; ma gli uomini ripopolano i campi e s’indugiano più facilmente per le strade: la festa della natura diviene festa di cuori, perchè la primavera è tempo di rinnovamento, tempo di fiduciosa attesa, tempo di speranza.

Guardate, diletti figli: tutto nel mondo è risveglio. La vita materiale, pur in mezzo a tante tristezze e miserie, si muove sempre verso un maggiore e più diffuso benessere. Chi considera la curva di ascesa del progresso scientifico, nota che essa segue quasi un tipo di reazione a catena, analoga a quella degli equilibri instabili.

Anche nella vita e nell’attività dello spirito sono evidenti i segni del risveglio: l’uomo sarà sempre più dispensato dalle fatiche materiali, dalle opere servili: l’automazione sta trasformando in attività intellettuale gran parte del lavoro umano, mentre lo straordinario progresso tecnico sta rendendo sempre più possibile e più facile la diffusione della cultura fra gli uomini.

Segni evidenti di risveglio si notano pure nella vita sociale: nessun’altra epoca, fra quelle che l’umanità ha vissuto dopo la venuta di Cristo, ci appare determinante come questa vostra, o giovani, nella evoluzione umana. Per la prima volta gli uomini prendono coscienza, non solo della loro crescente interdipendenza, ma anche della loro stupenda unità. Ciò significa che l’umanità diverrà sempre più pronta a sentirsi il Corpo mistico di Cristo. Dunque la necessità della soluzione cristiana per i tanti problemi, che tengono in ansia il mondo, sarà ed apparirà sempre più evidente agli occhi degli uomini onesti.

Come in tutte le primavere, così nella imminente, non mancheranno i venti e le tempeste: la Chiesa non ha finito il suo martirio, e affronta in questi giorni, inerme ma impavida come sempre, il furioso assalto di chi tenta di colpirla con la insinuazione maligna, con l’ingiurioso sospetto, spesso addirittura gettando fango sulle sue vesti immacolate.

Però guardatevi intorno, o giovani : giunge da ogni parte l’eco di voci che narrano imprese belle e sante; parlano di energie stimolate appunto da un desiderio di reazione contro il male. Passa una voce di riscossa per il mondo: volete ascoltarla? Volete farla vostra? Volete passarla ad altri, perchè diventi il grido della gioventù d’Italia, della gioventù del mondo?

Guardatevi intorno, o giovani, primavera dell’umanità, primavera della vita. Fate vostra la Nostra speranza e dite a tutti che siamo in una primavera della storia; voglia Iddio che essa sia una delle più belle primavere che gli uomini abbiano mai vissuto: dopo uno degli inverni più lunghi e più crudi, una primavera che precede una delle estati più ricche e luminose.


*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XX,
Ventesimo anno di Pontificato, 2 marzo – 9 ottobre 1958, pp. 23-26
Tipografia Poliglotta Vaticana; A.A.S., vol. L (1958), n. 5, pp. 212-216

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