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La Fabbrica della Pace?

di Marisa Orecchia, 26-02-2015

Testo originale da:riscossa cristiana

 

“Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto, perché se una madre può uccidere suo figlio non c’è più niente  che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me”. (Beata Madre Teresa di Calcutta)

Mi  tornano alla mente le parole che  Madre Teresa di Calcutta ebbe a pronunciare  ritirando,  nel dicembre del 1979,  il Nobel per la pace  che le  era stato assegnato per la sua instancabile  attività a favore dei poveri: “Sento che oggigiorno il più grande distruttore di pace è l’aborto – affermò la piccola suora beatificata nell’ottobre del 2003 –   perché se una madre può uccidere suo figlio non c’è più niente  che impedisce a me di uccidere te e a te di uccidere me”.

Non meno chiare e decise sullo stesso tema   le parole che San Giovanni Paolo II disse durante una delle sue  innumerevoli ed energiche  pronunce contro l’aborto e che suonano così : “nessun movimento per la pace può dirsi veramente tale se non è contro l’aborto volontario”.

Mi tornano alla mente oggi, quelle parole,  e penso che forse  sarebbe il caso di ricordarle  agli organizzatori della grande manifestazione intitolata “La  Fabbrica della pace”, che avrà luogo  lunedì 11 maggio  a Roma, in sala Nervi, Vaticano, dove 7.000 bambini saranno per l’occasione ricevuti da Papa Francesco.

Verranno riferite queste parole a quei bambini, lì invitati come “creatori di  pace, tolleranza e accoglienza”?

Qualche dubbio è permesso.

A leggere le cronache della presentazione dell’evento vi si trovano evocate “rivoluzioni del cuore,  mobilitazioni per portare forze spirituali, politiche educative ad utilizzare un linguaggio di pace con cui  si favorirebbe quell’integrazione  multietnica, che porterebbe anche gli adulti a sostenere la pace in famiglia e in tutti gli ambienti”.  Contenuti, riferimenti culturali,  principi filosofici ed etici,  metodi e strumenti  per operare tale miracolo non sono nominati, se non con un vago cenno, sempre secondo le cronache, a “un cantiere senza limiti e barriere dove sono i più piccoli ad aiutare i grandi  a guardare la realtà  con occhi non contaminati”. Neppure il comunicato dell’Agenzia Sir riesce  a far luce  su principi e  metodologie  di questa  Fabbrica della pace, “iniziativa  lanciata oggi  per mobilitare quante più energie possibili – istituzioni, media, organismi ecclesiali, organizzazioni non governative, forze del lavoro e della politica – per costruire subito e in futuro un mondo di pace”.

La quale  pace – secondo la psicologa Maria Rita Parsi, membro del Comitato dell’ONU sui Diritti del Fanciullo, promotrice, insieme ad altre personalità in vari campi, di questa iniziativa, targata FAO e perciò stesso ONU – “si deve costruire mattone dopo mattone e i mattoni di questa fabbrica sono i bambini.” E poi, via alle frasi fatte:  “Dare anima all‘anima”, “per educarsi ed educare alla pace“. Insomma, buio completo su questo gran laboratorio di pace, se non per la luce  sinistra  che vi gettano le ben note politiche ONU, che ha fatto dell’aborto libero e assistito uno dei suoi impegni prioritari,  pervicacemente perseguito ad ogni costo e in ogni occasione.  A questo proposito non si può non  notare che la presenza  di Emma Bonino – invitata  a partecipare alla manifestazione, secondo la notizia  da lei stessa diffusa –  le cui mani grondano del  sangue delle migliaia di aborti dei tempi fiorentini del CISA, sia  del tutto intonata. Poveri quei 7.000 bambini della Fabbrica della pace. E povera pace.

Sarebbe bello che qualcuno ricordasse loro, lunedì 11 maggio alla sala Nervi, che la pace non si fabbrica solo parlandone e che può anche non coincidere con il silenzio delle armi e degli eserciti, se vi alligna l’ingiustizia, ma che  nasce dal cuore di ciascun uomo quando è in pace con  Dio  e si comporta con giustizia  verso i fratelli. Giustizia e pace si baceranno, recita  il salmo. Non si dà l’una senza l’altra.

Sarebbe bello che lunedì 11 maggio qualcuno raccontasse ai 7.000 bambini convocati in Vaticano per la Fabbrica della pace,  che il  giorno prima  per le strade di Roma in decine di migliaia si sono messi in marcia  per dire no all’aborto, la peggiore ingiustizia che possa essere perpetrata  a danno di un innocente indifeso. Così si fabbrica  davvero  la pace.

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